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26 novembre 2015 4 26 /11 /novembre /2015 12:03

ovvero

Rielaborazione di appunti del 2004

pubblicati nel web col titolo “In parole povere

La scientificità del calcolo del PIL non esiste se non come IDIOZIA. Prima del 1971 gli economisti lo sapevano. Oggi l’hanno scordato o fanno finta di scordarlo, dato che in definitiva tale calcolo è ancora fatto “ad occhio”. Ma è una vera e propria calamità che permane come terrorismo di Stato e che genera, se lo si vuol vedere, fenomeni come ISIS e guerre. Con la canzone del 2004 intitolata “PIL, PILASTRO DELLA TRUFFA” denunciavo questo pericolo. Ma non fu capita. Lo stesso dicasi degli appunti che pubblicai per spiegare il problema nel web col titolo “In parole povere” o come breve intervento sul quotidiano piacentino LIBERTÀ del 17 agosto 2005, intitolato “Un premio per chi sa calcolare il PIL” (http://www.disinformazione.it/calcolopil.htm). La storia dell’umanità dimostra che non è mai esistita una guerra giusta. Eppure oggi la professiamo come fede cattolica, assieme alla pena di morte (cfr. i punti 2309 e 2267 del catechismo: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a5_it.htm). Quanto segue ripercorre, rielaborandoli, quegli appunti. I Media e gli artisti della TV mostrano sempre più di non avere minimamente compreso i veri problemi della questione sociale, occultati nel sistema plenipotenziario e monopolistico degli Stati occidentali e nell’iniqua emissione di moneta (iniquità del monetaggio, detta signoraggio bancario). Nel conteggio del comico Maurizio Crozza, a proposito dei maggiori esportatori di armi verso i paesi islamici manca, per esempio, fra i vari Stati, quello del Vaticano. Il comico tesse le lodi di un papa che maledice “coloro che operano per la guerra e le armi” omettendo di inserire fra questi maledetti lo IOR (banca vaticana)... Alla fine del XX secolo i gesuiti erano proprietari del 51% della banca d’America. In America la chiesa cattolica possiede terre, banche, imprese strategiche, immobili importanti, scuole, ospedali, ecc. Sindona fu amico del cardinale Marcinkus e di Paolo VI. Calvi, uomo di fiducia della curia, era il “banchiere di Dio” e con Sindona testimoniò come il Vaticano gestisse il cancro della criminalità economica. Anche Gelli era legato al Vaticano e a Calvi. La cupidigia dei prelati è notoria, dato che cedettero o si appropriarono del patrimonio ecclesiastico, praticarono la simonia, la vendita delle cariche, il voto di scambio, l’usura, la vendita d’indulgenze, fecero collette in grande stile e sollecitarono lasciti dalle vedove, fecero traffico d’armi e di droga, e sfruttarono la prostituzione, sempre sfruttando la credulità popolare. Proprio per questi motivi di sfruttamento del mondo intero siamo arrivati alla fede nell’ISIS... Ogni fede è espressione dell’anima umana, contemplata dalla scienza dell’io (mi riferisco alla scienza dello spirito a carattere antroposofico) come “corpo astrale” o “corpo” del movimento interiore ed esterno degli uomini. Ovviamente la fede nell’ISIS, come la fede nella “guerra giusta” o nella “pena di morte” (legge del taglione o dell’occhio per occhio, ecc.) riporta l’uomo indietro, ai tempi veterotestamentari, o tutt’al più a quello delle Crociate, generando anacronismo, rovesciamento dei simboli, sostituzione della causa con l’effetto, del Logos con l’Ethos, e spiritualità alla rovescia, nella quale l’elemento emotivo dell’anima predomina su ciò che invece dovrebbe disciplinarla logicamente: l’io.

 

RIELABORAZIONE DI APPUNTI DEL 2004

PUBBLICATI NEL WEB COL TITOLO

IN PAROLE POVERE”.

 

Quando un essere umano fa qualcosa, crea un’opera, un oggetto, un servizio, un prodotto, arricchisce se stesso e gli altri. Per esempio, un dipinto, un brano musicale, un vaso di ceramica, ecc., potranno avere funzioni coreografiche, e/o di servizi, che potranno naturalmente essere messi sul mercato. Tali servizi sono frutto di talenti umani. Di conseguenza potranno essere barattati con altri servizi del talento umano. Il cosiddetto mercato consiste appunto in questo scambio di valori, e la sua logica si chiama convenienza economica. Lo scambio genera economia, possibilità di guadagno e di risparmio per il domani, cioè anche per quando per un motivo qualsiasi fossi impossibilitato a lavorare o a creare. Devo pertanto necessariamente pensare il risparmio come causa, ed il prodotto come effetto.


Rifiutare la dinamica causa-effetto e adottare la dinamica contraria, cioè pensare il prodotto come causa e la moneta come effetto, sarebbe insensato o sensato solo ad una condizione: quella di creare solo per il commerciale. Se però volessi creare un prodotto col mero fine di immetterlo nel mercato, dovrei verificarne, prima di immetterlo nel mercato, l’utilità, il funzionamento e la necessità. Tali verifiche sarebbero pertanto, a ben vedere, lo scopo principale che quel prodotto dovrebbe avere per essere immesso nel mercato, che risulterebbe finalità secondaria.

 

Se pretendo avere pane senza soldi - cioè l’effetto senza causa - devo avere credibilità: il panettiere mi da’ il suo pane solo se si fida di me, e sa che, essendo onesto, io poi pago.

 

Così è, in realtà, anche per le banconote. Esse valgono solo se poggiano sulla fiducia dei cittadini.

 

Senza tale fiducia, il panettiere che barattasse il suo pane per dei meri foglietti di carta, agirebbe in modo non conveniente, né economico. E ciò vale perfino per i metalli più preziosi: senza fiducia che quella tal libbra di metallo prezioso possa rappresentare un valore circolare valido per tutti, per la mia fame essa varrebbe meno di una briciola di pane. Ecco perché i valori monetari, cartacei o di metallo, non possono che essere convenzionali. Se mi trovo in un deserto e possiedo tante libbre di metallo prezioso e/o tante banconote, io non ho domani: lì, i miei risparmi non sono causa di alcun domani e muoio di fame, anche se ho la macchinetta stampa-soldi. Se invece mi trovo fra i miei simili, fra il popolo, o nella polis, stampando ed immettendo soldi cartacei o di metallo permetto la circolazione dei valori secondo convenzione, cioè secondo il patto fra individuo ed individuo, per il quale si conviene che ai prodotti possano convenientemente corrispondere libbre di metallo o banconote.

 

Ovviamente, corrispondere non significa il suo contrario: se il valore complessivo di tali libbre e/o di tali pezzi di carta è difettoso, per eccesso o per difetto rispetto ai prodotti di scambio, si determinerà rispettivamente inflazione o deflazione (quando la stagnazione della crescita si accompagna ad un alto tasso d’inflazione, tale inflazione stagnante verrà detta tecnicamente stagflazione). Per esempio, se si operasse come nel film “I soliti ignoti” per stampare banconote, ciò determinerebbe inflazione con danno di tutti. Se invece si distruggesse denaro, si genererebbe deflazione con danno di tutti. Ecco perché una legge che vieti di distruggere soldi, ed un’altra che vieti di stamparli dal nulla, diventano necessarie, ai fini di determinare un equo bilanciamento fra prodotti e valori monetari. Non ci vuole davvero un genio per considerare queste ovvietà.

 

Come non occorre molta intelligenza all’organismo umano per espletare i suoi bisogni fisiologici, così non ci vuole un genio per accorgersi che l’organismo umano e l’organismo sociale funzionano in base alle medesime leggi di natura. Eppure nessuno sembra comprenderlo. Anzi, per certi studenti di economia politica o di politica economica sembra quasi che il pensare, il sentire ed il volere, che sono le principali caratteristiche dell’organismo umano, non debbano entrare a far parte dell’organismo sociale. I loro insegnanti arrivano addirittura a negare la concretezza stessa dell’idea di “organismo sociale” in nome del concetto astratto di “società”. Per questa visione del mondo non esiste l’organismo sociale ma solo la società. Ovviamente si tratta di una società sempre in deficit e che, pertanto può solo morire, così come muore un fiore distaccato dalle sue radici, dalla terra, dalla luce, dall’aria, e da tutto il suo concreto contesto.

 

In rapporto alla società astratta, l’uomo non ha radici e soffre.

 

In rapporto all’organismo sociale l’uomo non soffre, dato che la sua struttura va pensata capovolta: i veri frutti che alimentano l’organismo sociale provengono dalla testa umana, così come la linfa vitale proviene dalle radici dei vegetali. Oltretutto, se si osservano bene tali radici si nota che assomigliano molto alle circonvoluzioni del cervello. Per la giusta immaginazione del “sabato per l’uomo” o delle istituzioni per l’uomo (Mc 2,27), o per il giusto confronto dell’organismo sociale con quello umano si arriva a un giusto risultato solo pensando l’organismo sociale messo alla rovescia. Il segreto della veggenza della similitudine fra organismo sociale e organismo umano è dunque questo capovolgimento: l’uomo astratto dell’astratta società va pensato capovolto, vale a dire piantato con la testa a mo’ di radici nel terreno sociale, come un fiore o un albero.

 

Con questa veggenza si scorgerà da una parte un sistema nervoso, e dall’altra il sistema economico. Ambedue saranno circolazione diacronica di talenti secondo convenzione fraterna e solidale in quanto conveniente a tutti coloro che vi convengono. Convenire ad una convenzione conveniente a tutti è la vera fraternità.

 

Si scorgerà allo stesso modo un’altra similitudine di sistema: da un lato il sistema respiratorio e, dall’altro, il sistema giuridico. Ambedue sono garanti della circolazione di ossigeno, nutrimento, ecc., secondo equità, giustizia, uguaglianza, solo se tale circolazione avviene anch’essa diacronicamente, cioè nello spirito del tempo e in tempo: come non è pensabile respirare regolarmente aria avvizzita o nutrirsi di cibo scaduto o andato a male e privo delle proprie caratteristiche organolettiche, così non è pensabile “respirare” o “nutrirsi” di regole o leggi antiquate come ad esempio quella della legge del taglione, dell’”occhio per occhio, dente per dente”, della “legge del sabato” (Es 31,14), e così via. Accettare l’obbedienza cieca a doveri ritenuti ingiusti è anticristiano. Cristiana è solo l’epicheia: neotestamentario diritto di disubbidire alle leggi ritenute ingiuste.

 

Come terza similitudine si scorgerà un sistema metabolico da un lato e quello socioculturale dall’altro, e si vedrà che la libertà di ricerca apporterà risultati simili a quelli dello sviluppo materiale e immateriale di tutti i soci effettivi dell’organismo sociale.

 

Come l’organismo umano può vivere e crescere attraverso questi tre sistemi (nervoso, respiratorio e metabolico), così l’organismo sociale non può prescindere da queste tre sue articolazioni: sistema di diritto, sistema economico, e sistema socioculturale.

 

Solo queste articolazioni possono comporre l’unità vera dei due organismi così comparati. Basta diventarne consapevoli. La loro consapevolezza è l’unica vera rivoluzione possibile del terzo millennio. Esse sono in fondo l’espressione della triade LIBERTÀ-FRATERNITÀ-UGUAGLIANZA: uguaglianza nel diritto e nel respiro; fraternità nelle convenzioni popolari e nei rapporti sinaptici (non esistono assoni non “fratelli” perché un nervo non trasmettente sarebbe solo malato); libertà nella masticazione di cibo e/o di idee.

 

Domanda: se tutto ciò è una veggenza chiara basata sul buon senso ed accessibile a tutti, come mai allora il mondo è in crisi? Cosa sta succedendo?
 

Risposta: sta succedendo che l’astratto, domina il concreto, e che pertanto ciò che in concreto è causa, in astratto è fatto diventare effetto. In tal modo il buon senso si fa insensatezza.

 
Se il senso del prodotto - come sopra accennato - è quello di essere effetto, e se il senso della moneta è quello di essere causa, l’insensatezza generata dal dominio dell’astratto sul concreto, vuole che il prodotto sia oggi considerato la causa, e la moneta sia l’effetto. A questo punto, affinché la catastrofe sia piena, basta tirare in ballo il PIL e la sua relazione con l’emissione monetaria. Ecco perché creai la canzone “PIL, PILASTRO DELLA TRUFFA” in cui ponevo una domanda: come mai gli economisti prima del 1971 non credevano nel PIL e dopo il 1971 si convertirono tutti alla FEDE NEL PIL? Poiché questa canzone non è stata mai capita devo rispiegarla ancora (repetita iuvant) illustrando meglio la dinamica del PIL, cioè del grande pilastro che sta alla base della grande truffa del signoraggio bancario.

“PIL” è una parolina che il cittadino normale non usa quasi mai, ma che il manipolatore di capitali usa quasi sempre. Significa (vorrebbe significare) PRODOTTO INTERNO LORDO, intendendo con tale denominazione, la somma dei prodotti disponibili in un Paese, dunque prodotti nazionali LORDI, vale a dire NON DISTINTI DALLE SPESE. Il calcolo di questa somma è però impossibile da effettuarsi, essendo una mera astrazione non poggiante su dati reali. ESEMPIO: io sono un costruttore di biciclette; ogni anno produco un numero tot di biciclette. Ad un certo punto arriva la cosiddetta crisi del mercato: la gente, per un motivo qualsiasi, non compra più il mio prodotto. Io e la mia ditta possiamo, sì, continuare a lavorare; quando però i magazzini incominciano a riempirsi di biciclette invendute, siamo progressivamente costretto a ridurre la produzione, a licenziare operai, e infine a chiudere la ditta. Una storia del genere fa parte della cronaca quotidiana. Ma la si viene a sapere solo quando il fallimento o la chiusura coinvolge un numero rilevante di operai o grandi interessi economici, mentre in tutti gli altri casi non ne sa niente nessuno, se non i diretti interessati. In ogni caso cosa posso fare? Ho due possibilità. Vediamo la prima: decido di continuare la produzione, indebitandomi fino al collo, perché spero nella ripresa del mercato; la ripresa non viene, ed il magazzino è pieno di biciclette, che nessuno vuole, e che ben presto diventano pezzi di ferro arrugginiti; la fabbrica fallisce con un buco finanziario spaventoso e io, se non sono stato così furbo da accumulare del denaro altrove, finisco in galera per bancarotta, dato che non ho neanche i soldi per pagare un buon avvocato che mi tiri fuori dai guai. Seconda possibilità: lo Stato, considerando essenziale la produzione di biciclette, o l’occupazione degli operai della fabbrica, interviene con denaro pubblico per sostenere la produzione (magari comprandosela tutta per consentire la riconversione dello stabilimento in una produzione diversa, magari di motorini). In ambedue le circostanze la conclusione è la stessa: nel primo caso l’azienda risultando in perdita, non vale più nulla; ciò nonostante sarebbe conteggiata nel PIL nazionale come se si trattasse effettivamente di produzione di ricchezza. Nel secondo caso sarebbero conteggiate come ricchezza che si somma al PIL tanto le spese fatte dallo Stato per acquistare la produzione, quanto quelle per la riconversione (che in genere fallisce) dello stabilimento. Se si pensa a quante migliaia di aziende ogni anno falliscono, e a quante decine di milioni di euro sono annualmente “investite” dallo Stato per il sostegno all’industria, ci si rende subito conto che in tal caso il calcolo del PIL è del tutto falsato. Ma tale calcolo è ancora più falsato dalla pretesa di porre i costi dello Stato come componenti del PIL. Ne consegue l’assurdità che pure le numerose attività burocratiche che frenano o impediscono la produzione, sono considerate produzione di ricchezza, e che oltretutto, più lo Stato spende, più il PIL aumenta, nonostante quella spesa sia improduttiva!

 
Nel calcolo del PIL finiscono così i costi dello Stato, che per buona parte sono improduttivi, come è dimostrato continuamente dai fatti. La vendita di armi è in apparenza produttiva ed è certamente conteggiata nel PIL ma in realtà genera l’uso delle armi, che poi si ripercuote su tutto il pianeta, dato che la realtà del benessere consiste nella sua INDIVISIBILITÀ: chi pensa solo ai casi suoi e crede di poter separare il bene proprio da quello altrui, dimostra solo di non saper fare il proprio interesse. Perché in tal modo, prima o poi, tutto gli si ritorce contro. Ed è quanto sta avvenendo con l’ISIS.  

 

Invece, attività certamente produttive, non sono minimamente conteggiate. Si prenda, per esempio, il lavoro delle casalinghe o dei “casalinghi”. La questione non è da poco, dato che senza quel lavoro la società sprofonderebbe certamente nella sporcizia nel giro di pochi giorni, le nuove generazioni non avrebbero di che vivere, ed ogni produzione pian piano si fermerebbe. Eppure, del lavoro “casalingo”, che coinvolge oltre il 30% della popolazione, e che è certamente essenziale per la vita nazionale, nel calcolo del PIL non vi è traccia. E non ce n’è per la semplice ragione che esso non è oggetto di alcuna contrattazione, così come tutte le attività effettuate per amore o per diletto. E nemmeno sono considerate tutte le attività intellettuali che non producono immediatamente un reddito, ma senza le quali non ci sarebbe parimenti alcuna produzione, come ad esempio le attività di ricerca e di invenzione, la creatività artistica, ecc. Eppure, senza la crescita culturale di un popolo non sarebbe possibile alcun progresso. Si pensi alla scoperta dell’elettricità, a internet, alla nona sinfonia di Beethoven, ecc. Quanto vale la possibilità offerta a qualcuno di fare una nuova invenzione, scoprire una nuova teoria, o di comporre una grande sinfonia?

 

Ora, se in base ai parametri sopra accennati di calcolo del PIL, si immagina un “sabato per l’uomo”, cioè un organismo sociale a misura di essere umano - in cui, per es., il cittadino abbia il necessario per vivere dignitosamente, ed in cui vi sia, in luogo della folle rincorsa al consumo di cose inutili, una continua gara a chi realizza opere di ingegno, o artistiche, o in cui si aneli alla ricerca della felicità, dell’amore, e della serenità di una vita veramente conviviale - di certo non avremmo un buon PIL ma al contrario avremmo un PIL stagnante o in calo. In base a quei criteri, si dovrebbe concludere che l’organismo sociale sarebbe dunque considerato una società disastrata, e di conseguenza, piena di poveri infelici. Si può pensare ad un’idea più idiota di questa conclusione? Oggi l’Occidente vuole combattere l’ISIS col medesimo modo idiota, poggiante sulla fede nel PIL: cioè si vendono armi all’Oriente, che le usa contro l’Occidente, ma incrementando il PIL. E nessuno mostra di accorgersi che l’emissione di moneta da parte delle banche centrali poggia sul calcolo impossibile del PIL, che proprio perché è scientificamente impossibile può generare solo EMISSIONI “AD OCCHIO”, cioè antiscientifiche.

 
Repetita iuvant: un calcolo scientifico del PIL, relativo ad un qualsiasi anno passato è qualcosa di impossibile. Ciò è stato rilevato da più economisti e da vari studiosi. Per es., nella canzone “PIL, PILASTRO DELLA TRUFFA” cito William Ashworth, professore di storia economica e sociale dell’Università di Bristol, che nel suo libro “Breve storia dell’economia mondiale dal 1850 ad oggi”, pubblicato da Laterza nel 1976, scriveva per es.: “Vi sono molteplici problemi nel definire il prodotto o il reddito nazionale lordo in modo tale da consentire confronti significativi tra paesi o periodi differenti [...]. Nell’ambito dei più generali problemi di analisi del prodotto nazionale, vi sono particolari difficoltà nel definire il capitale e nell’identificarne le componenti. Tutte le difficoltà si accrescono quando le statistiche relative al passato debbono essere ricostruite a partire da antiche cifre preparate con intenti notevolmente differenti [...]. Alle incertezze e alle ambiguità insite in qualsiasi calcolo delle serie del reddito nazionale, i confronti internazionali aggiungono le proprie molteplici complicazioni che includono tanto differenze nel modo di contabilizzare voci che dovrebbero essere confrontabili, quanto diversità nel corso e nella struttura dei prezzi nazionali [...]. Le conclusioni sui redditi relativi di diversi paesi possono facilmente rivelarsi inattendibili, a meno che i dati rilevanti non concordino nel mostrare differenze piuttosto ampie” (cfr. Domenico de Simone, “Un milione al mese a tutti: subito!”, Ed. Malatempora, 1999); vedi anche la nota 6 del capitolo “Leggi della vita economica” di Mark Buchanan del 2003 in “Nexus” (Ed. Mondadori): “Oggi la maggior parte degli economisti, quando deve valutare la salute economica, calcola la crescita in base agli indici del PIL. Ma questo metodo trascura numerosi fattori che concorrono al benessere sociale [...]. Al momento attuale i criteri di valutazione di un’economia sono senza dubbio ispirati a calcoli strettamente finanziari”).

 

Ovviamente il calcolo del PIL è del tutto impossibile anche come previsione per un qualsiasi anno a venire. Qui non servono nemmeno gli esempi. Infatti come potrebbe un musicista calcolare quanti brani musicali creerà il prossimo anno? Eppure oggi, l’emissione di moneta operata dalle banche centrali è fatta credere alla gente come qualcosa di scientifico! Il colmo è che l’aberrazione qui è tripla. Infatti non siamo solo di fronte ad un’astrazione priva di possibilità pratica, ma siamo anche di fronte all’inversione dei valori per cui l’effetto è scambiato per la causa e viceversa, ed oltretutto tale calcolo è prettamente finanziario, cioè borsistico, non economico. Se ieri i soldi andavano a immobilizzare l’Italia, in una corsa dissennata e patetica alla “roba” denunciata dal Verga, rovinando il Belpaese, oggi vanno all’ingordigia della Borsa, dopo essere stati nei vari tipi di Bot per lunghissimo tempo: sono, in buona sostanza, soldi del sistema paese catturati da quel milione di famiglie più che abbienti, e prodotti dallo stress di tutti (chi per troppo lavoro, chi per lavoro mal pagato, chi per poco lavoro, chi per niente lavoro). Insomma il 90% del denaro è in mano al mondo finanziario, mentre il mondo produttivo è relegato in un angolo.

 

Ma cos’è la borsa se non un insano gioco di parole che fa sempre più ricchi i ricchi e sempre più poveri i poveri? Il seguente esempio di Rudolf Steiner mostra le dinamiche del gioco in Borsa: siamo in inverno, la mia casa è fredda, e il termometro segna sotto zero. Se voglio riscaldarmi, devo riscaldare la stanza, non dimostrare che quest’ultima è calda. Per la mera dimostrazione, basterebbe infatti accostare un fiammifero acceso al termometro, che immediatamente segnerebbe un rialzo della temperatura. Ma, così facendo, la stanza rimarrebbe gelida. Dunque, se voglio riscaldarmi, devo raccogliere della legna con le mie mani e col sudore della mia fronte, e metterla a bruciare nella stufa. Un fiammifero non può bastare! Eppure oggi con dimostrazioni e con giochetti di parole ci si comporta come se quel fiammifero potesse bastare. Così funzionano la Borsa e le sue quotazioni. Bastano le parole di qualche pezzo grosso o di qualche ministro a farle oscillare. I problemi economici però rimangono. Ed è così che purtroppo “funziona” l’”economia” nel nostro Belpaese!


Se insomma si vuole pensare in modo concreto, ed avere un’economia vivente e non morta, occorre - REPETITA IUVANT ma nessuno sembra capire neanche di fronte al sangue dell’ISIS - è che ogni prodotto o PIL (“Prodotto Interno Lordo”) è nella sua essenza un RISULTATO monetario, non una causa! Perché riceve il suo senso dal fatto di essere un EFFETTO, non un causa.

 

Invece lo si considera causa di emissione monetaria, come se la moneta fosse effetto, mentre è essa stessa causa: se io voglio provare a dipingere, ho bisogno di soldi per comprare i colori, la tela, ed il pennello. I soldi causano tali prodotti, che mi serviranno per la mia creatività. Solo così posso produrre un dipinto, cioè un prodotto del mio talento. Questo è essenziale per non ridursi ad essere schiavi dell’attività del dipingere considerata astrattamente come mera dinamica commerciale che genera denaro. Solo se io dipingessi con l’unico scopo di guadagnare soldi potrei accettare che i soldi sono effetto e non causa. Però sarei soltanto un uomo d’affari mascherato da artista; sarei un commerciante non un artista.
 

L’artista non è molto diverso dall’imprenditore. Entrambi imprendono qualcosa per mettere al mondo una loro idea che nel mondo non c’è ancora. L’artista crea, cercando di imprimere nella materia le idee del suo io, e di riconciliare così col mondo esterno la vita del suo mondo interiore. Si sente insoddisfatto del solo mondo delle apparenze e cerca di versare in esso il DI PIÚ che si cela nel suo io (Cfr. Rudolf Steiner, “La filosofia della libertà”). Egli opera a partire dalla sua logica immaginativa. La parola latina “imago” proviene da “imum ago”, cioè dall’agire (ago) dal profondo (imum). Non parte da una logica della convenienza o della catena di montaggio, e tanto meno da una logica meramente matematica! Così l’imprenditore. Tanto la figura dell’imprenditore, quanto quella dell’artista, non provengono da una categoria a se stante, ma dal medesimo campo dei lavoratori. Sono solo lavoratori con capacità di sintesi adeguate all’attività creativa ed imprenditoriale. Come l’artista, l’imprenditore non lavora per il mercato, ma per una sfida a se stesso. Quando negli anni ‘60 facevamo il rock tutti noi, figli dei fiori e lavoratori dello spettacolo, usavamo un detto in senso dispregiativo per caratterizzare se le nostre frasi musicali erano valide o no. Quel detto era: “È commerciale”! Per dire: “Quello è un brutto passaggio, cambialo”! Oggi, tutto è degenerato, grazie alla SIAE, e la creatività è stata sostituita dal commercio: gli “artisti” ragionano esclusivamente in termini di “commerciale”, facendo ricorso e ricercando minuziosamente a tavolino le frasi musicali che “vendono di più”. E tutto ciò è un sintomo preciso della fine dell’arte, causata dalla politica e dai manipolatori di capitali.
 

Come l’uomo d’affari è oggi mascherato da artista, così il manipolatore di capitali è mascherato oggi da politico, e fa credere alla gente di operare per il bene di tutti i cittadini della polis.

 
Così la gente crede essere buono e giusto che la moneta sia emessa in base al PIL. Mentre è vero il contrario, in quanto è il PIL può essere “emesso” solo se ci sono idee da attuare attraverso mezzi di produzione adeguata!

 
Come mai questa inversione di valori? La ragione sta nel naso di Pinocchio. Infatti quando si incomincia col dire una bugia, poi bisogna dirne altre, ed altre ancora. E il naso di Pinocchio si allunga.

Chi afferma che il denaro è l’effetto dei prodotti non può che essere un commerciante astratto (per il commerciante astratto è indifferente commerciare mele, armi, cocaina, ecc.).

 

Chi afferma che i prodotti sono effetto del denaro è invece il cliente.

 

Certamente il commerciante astratto è giustificato a ragionare da commerciante astratto. Ma anch’egli ragiona da commerciante astratto solo quando sale sul suo palco di commerciante astratto. Quando scende da quel palco e va a comprare la sua merce da mettere in vendita, per forza di cose, dev’essere anch’egli un consumatore, un cliente. Perciò nemmeno per lui il denaro può essere l’effetto ma solo la causa dei prodotti.

 
Le ragioni degli interessi personali (o di parte) dei politici che andiamo a votare? Se un politico è di parte, vuol dire che lavora per la sua parte, ed esclude ogni altra parte. Questa esclusione di ogni altra parte io l’intendo metaforicamente come un pensare quadrato, o cubico, o astratto. Invece il pensiero, per essere politico, deve riguardare LA POLIS, che COMPRENDE TUTTI I CITTADINI E TUTTE LE PARTI. Perciò IL PENSIERO POLITICO DEVE NECESSARIAMENTE ESSERE UNIVERSALE, CIRCOLARE, o sferico. Come la terra. Ciò è molto semplice, logico, naturale, ed inequivocabile.

 
Ecco perché l’economia politica del calcolo del PIL, e dell’emissione monetaria in base a tale calcolo, non può che essere antieconomica, antipolitica, ed antisociale.

 

Ed ecco perché passa inosservata oggi la massima aberrazione nelle coscienze della gente: i manipolatori di capitali sopra accennati, coloro che sfruttano finanziariamente e commercializzano “legalmente” i beni del creato appartenenti a tutti, insegnano, da “illuminati”, e addirittura nelle università, e in nome dell’altruismo, “POLITICHE” di DEFICIT DI BILANCIO O politiche DEL DEBITO PUBBLICO (così sono chiamate) per la stampa tipografica - attraverso la macchinetta dei “soliti ignoti” - di moneta creata dal nulla, cioè priva del corrispettivo valore di riserva aurea!

 

Ma tale moneta non vale solo se poggia sulla fiducia dei cittadini (come ho precedentemente mostrato)?
 

Senza tale fiducia, come fa una LIBBRA di metallo prezioso a rappresentare un valore CIRCOLARE valido per tutti? Se un cittadino ha fame può forse mangiare oro o argento, cioè valori monetari, cartacei o di metallo, anziché servirsi di tali valori convenzionali e popolari per acquistare il suo pane? Uso qui il termine LIBBRA per un motivo preciso, dato che la vecchia LIRA - spiegava Sergio Ricossa - derivava il suo nome da “LIBBRA”: “unità di peso usata una volta per misurare la quantità di argento e giungere al valore dei pezzi di metallo usati per i loro affari da mercanti, cambiavalute e così via. Poiché nei viaggi era scomodo e pericoloso portare con sé monete metalliche, esse vennero presto sostituite con biglietti di cui qualcuno garantiva a richiesta la convertibilità in un peso prestabilito di metalli preziosi. La conclusione di queste vicende è a tutti nota: sono rimasti in circolazione i biglietti (di carta), ma ormai inconvertibili” (Sergio Ricossa, “Impariamo l’economia”, Ed. Bur, Milano, 2001).

 
Il naso di Pinocchio che si allunga, incomincia ora a farsi visibile. Il calcolo ascientifico del PIL ha infatti sostituito quello della convertibilità aurea delle banconote, abolita nel 1971. Ecco perché da tutti gli economisti, tale calcolo era ritenuto inattendibile, e perché oggi è notorio che per calcolare il PIL non si può che procedere “ad occhio” (D. de Simone, op. cit.).

 

In base ad un PIL calcolato ad occhio si emette moneta, come se il PIL ne fosse la causa.

Chi dunque parla oggi del PIL, dando per scontata la scientificità del suo calcolo, non può che essere un truffatore, cioè un manipolatore di capitali, che opera attraverso “parametri di Maastricht”, la cui conoscenza è tutt’altro che scientifica.

 
Ciò che fino al 1971 era la base aurea per emettere moneta tramite le banche centrali, oggi è stato sostituito dal PIL, come se il calcolo del PIL fosse qualcosa di cognitivamente attendibile. Perciò i politicastri e i Media della truffa continuano a parlare del PIL e dei parametri di Maastricht: sanno che il popolo non è grado di verificarne la scientificità e probabilmente sanno anche che tale verifica è impossibile. Se fosse possibile, si dovrebbe supporre che gli economisti - tutti - che prima del 1971 spergiuravano su tale impossibilità, oggi si siano improvvisamente convertiti: convertiti al fatto che oggi sia divenuto corretto ciò che ieri era matematicamente non solo scorretto, ma addirittura ridicolo al solo pensarci.

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19 novembre 2015 4 19 /11 /novembre /2015 12:15

Una conviviale riconciliazione fra Oriente ed Occidente è possibile solo nella misura in cui l'organismo sociale NON sia bloccato nel suo agire da un diritto di Stato che anziché occuparsi di giustizia, estenda forzosamente le sue competenze alle economie ed alle culture degli individui, manipolandole e per forza di cose, distruggendole, come avvenne nella seconda guerra mondiale, e come oggi sta ancora avvenendo.

Fonte: "PER UN PERDONO RESPONSABILE LA RICONCILIAZIONE È SEMPRE POSSIBILE MA… " (https://plus.google.com/+NereoVilla/posts/7G6Erf1xwUU).

 

Vedi anche: http://digilander.libero.it/VNereo/convivere.htm

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17 novembre 2015 2 17 /11 /novembre /2015 11:01

Questa canzone racconta della sottomissione dei popoli sudamericani all’Occidente. È stata composta nel 2004 dal compianto Carlo Bussetti su una melodia da me improvvisata su un brano di Jeff Beck. Oggi purtroppo i conflitti fra le nazioni sono aumentati fino agli ultimi fatti di Parigi. Nella canzone cantavo la povertà dei popoli sudamericani ma la si potrebbe intendere anche come quella di tutti quegli altri popoli che vivono schiavizzati dagli Stati ricchi che hanno costruito le loro ricchezze sulla loro pelle. Questi Stati sono gli stessi che poi - forse per senso di colpa - costruirono l’aberrante ideologia del cosiddetto commercio “equo e solidale” che di fatto costringe ad essere ancora più schiavi. Come dicevo nel 2004, parlando della TRIARTICOLAZIONE SOCIALE, è infatti un’ipocrisia definire il commercio “solidale”. La solidarietà non può mischiarsi con la convenienza, così come il diritto non può mischiarsi con l’economia o con la cultura. Io acquisto e consumo un prodotto perché mi conviene, così come conviene al venditore cedermelo a quel dato prezzo. Occorre rendersi conto che la compravendita può poggiare solo su convenienza reciproca, non su altre logiche. Ogni individuo dovrebbe arrivare da sé al suo vero interesse. Spendere parole per creare finti legami, o consensi per sottomettere i propri simili con giochetti faziosi, settari o linguistici, o creando schemi etici, come, appunto, quello del mercato “equo e solidale”, è un danno per tutti, in base al quale il politico - in quanto mafioso - costruisce la sua particolare forma di arretratezza. È ora di prendere coscienza dell’indivisibilità del benessere. Chi pensa solo ai casi suoi e crede di poter separare il bene proprio da quello degli altri, dimostra solo di non saper fare il proprio interesse. Ciò che occorre oggi più che mai è la consapevolezza dell’io: non esiste altra soluzione ai problemi socio-economici del pianeta. Il gruppo non può avere più importanza dell’individuo e dunque occorre solo imparare a staccarsi dai gruppi e dai partiti: l’io ha un’azione efficace e viva solo grazie alla propria irradiazione personale. Ed è questa che bisogna anzitutto suscitare. Non la discussione dell’una o dell’altra idea e meno ancora l’organizzazione basata sull’adesione a un programma politico. Senza epicheia (“epicheia” significa disobbedire alle leggi ritenute ingiuste), cioè senza equità generata da civica disubbidienza, ci sarà sempre cinica obbedienza generante solo schiavitù…

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16 novembre 2015 1 16 /11 /novembre /2015 12:09

ovvero

L’uomo di oggi è essenzialmente alienato. Non solo perché stermina se stesso in nome di se stesso ma soprattutto perché, avendo perso se stesso, produce sentieri pseudo-scientifici di scienza, culture alienanti, e paradossali conoscenze di “materia oscura”: se è oscura, come la si può chiarire, cioè conoscere?

Meglio era allora la cultura dei “capannoni”, che viventi in capanne, esprimevano ancora, magari in dialetto e ad alta voce la loro dignità, QUALITÀ oramai perduta in nome della QUANTITÀ, dei quanti, e della meccanizzazione dello spirito.

Oggi si parla purtroppo ancora di un Cristo senza io, e senza epicheia (capacità umana di disobbedire alle leggi ritenute ingiuste) perché la legge del taglione del VECCHIO testamento (punto 2267 del catechismo cattolico) non riesce infatti ancora a lasciare il posto al NUOVO… 

In verità non occorre più Europa... Occorre più io... Perché l’io è la vera luce dell’uomo, e un tempo era detto “Figlio dell’uomo”. Il termine “cultura” deriva dal “culto di Ur”. “Ur” significa in ebraico “luce”. Dunque già il “culto di Ur” indica che una materia OSCURA, cioè senza “ur”, senza “luce” non può essere qualcosa di culturale. La cosiddetta materia oscura è infatti una mera astrazione priva di realtà…

La “materia oscura” non può esistere come materia, e non può né potrà mai essere chiarita, né sensibilmente percepita da qualcuno, consistendo nell’elemento soprasensibile che è il pensare, organo dell’io. Lo stesso dicasi dell’“antimateria” o dell’ “inconscio”. “Materia oscura”, “antimateria”, “inconscio”, sono semplicemente il pensare, che oggi in nome dell’“oggettività scientifica”, nega se stesso in quanto “soggettivo”, l’odierno “scienziato” comportandosi come un mistico della materia, cioè di qualcosa che come atomo, particella, quanto, ecc., non vede e che quindi è costretto a CREDERE. Egli è rigorosamente convinto che sia giusto escludere dalla propria indagine il proprio pensare perché lo reputa elemento non oggettivo ma soggettivo. In tal modo però non si rende conto o non vuole rendersi conto che chi pretende che una scienza “rigorosamente oggettiva” faccia scaturire i suoi contenuti dalla mera osservazione dei fenomeni, dovrebbe pure pretendere di rinunziare completamente al pensare che compie l’indagine sul fenomeno stesso. Infatti il pensare va naturalmente sempre al di là dell’osservato. Pertanto non bisognerebbe mai considerarlo un’attività meramente soggettiva, dato che di per sé, il pensare è al di là di soggetto e oggetto, e forma esso stesso questi due concetti, come tutti gli altri (Cfr., su questo tema, R. Steiner, “Scienza della libertà” in “La filosofia della libertà”, cap. 4°: “Il mondo come percezione”).

 

Continua qui:

https://plus.google.com/+NereoVilla/posts/iTMLDwFW1Pk

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13 novembre 2015 5 13 /11 /novembre /2015 18:09

ovvero

SOPRA LA BANCA L’USURAIO CAMPA,

SOTTO LA BANCA IL CITTADINO CREPA

 

 

Che le banche (IOR e APSA comprese) siano vissute dalla gente come le istituzioni legalizzate dello strozzinaggio è una realtà incontrovertibile. E che la stessa istituzione bancaria sia stata aspramente contestata da noti personaggi della destra e della sinistra può essere ben riassunto dalle frasi di due famosi personaggi: Ezdra Pound - “i politici non sono altro che i camerieri dei banchieri”; Bertold Brecht - “che cos’è una rapina in banca a confronto della fondazione di una banca?”. Quanto segue è la spiegazione sintetica della struttura, della funzione e quindi dell’essenza stessa dello strumento monetario. Per quanto riguarda lo IOR (banca vaticana), si osservi la storia del caso Marcinkus (Banco Ambrosiano) e di Calvi, le connessioni dello IOR con la mafia americana e i punti 2266 e 2267 del catechismo romano (premessa teologica della “guerra giusta”), nei quali sono giustificate la “guerra giusta” e perfino la pena di morte. Per quanto riguarda banche e multinazionali, occorre prendere coscienza che, a partire dal 1700 ad oggi si è realizzata una forma cancerogena di sovranità monetaria internazionale e sovranazionale: il quantitativo aureo del pianeta, che dalla prima metà del 1900 aveva svolto la funzione di comune denominatore delle varie monete, non bastava più a soddisfare la sempre più crescente necessità di liquidità. Lo strumento capace di assolvere tale necessità fu ed è la sostituzione-truffa della moneta nominale con la moneta merce: chi emette moneta se ne attribuisce autoritativamente la proprietà pur non essendo proprietario di alcun valore corrispondente alla moneta emessa. Tale modifica, procede attraverso i seguenti passaggi del mondo occidentale, occultamente degenerativi di tutto il tessuto sociale:

 

- 1694: l’oro è trasformato in carta dalla banca d’Inghilterra, il cui fondatore William Paterson, dichiara spregiudicatamente: “II banco trae beneficio dall’interesse su tutta la moneta che crea dal nulla”.

 

- 1773: la truffa funziona al punto che un secolo dopo si trasforma in cinismo, e nel 1773 Amschel Mayer Rothschild, il fondatore tedesco di tale impero finanziario dichiarava addirittura: “La nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo Conferenze di Pace, in modo che nessuna delle parti in conflitto possa ottenere guadagni territoriali. Le guerre devono essere dirette in modo tale che le Nazioni, coinvolte in entrambi gli schieramenti, sprofondino sempre di più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere”.

 

- 1885: Marx svela nel “Capitale” (Libro 1°, capitolo 24, paragrafo 6, Editori Riuniti, Roma 1974, pp. 817-818) i tratti truffaldini della dinamica sulla quale stavano crescendo le banche centrali: “Fin dalla nascita le grandi banche, agghindate di denominazioni nazionali, non sono state che società di speculatori privati che si affiancavano ai governi e, grazie ai privilegi ottenuti, erano in grado di anticipare loro denaro. Quindi l’accumularsi del debito pubblico non ha misura più infallibile del progressivo salire delle azioni di queste banche, il cui pieno sviluppo risale alla fondazione della Banca d’Inghilterra (1694). La Banca d’Inghilterra cominciò col prestare il suo denaro al governo all’8%; contemporaneamente era autorizzata dal parlamento a battere moneta con lo stesso capitale, tornando a prestarlo un’altra volta al pubblico in forma di banconote. Non ci volle molto tempo perché questa moneta di credito fabbricata dalla Banca d’Inghilterra stessa diventasse la moneta nella quale la Banca faceva prestiti allo Stato e pagava per conto dello Stato gli interessi del debito pubblico. Non bastava però che la Banca desse con una mano per aver restituito di più con l’altra, ma, proprio mentre riceveva, rimaneva creditrice perpetua della Nazione fino all’ultimo centesimo che aveva dato”.

 

Questo punto rimase e rimane tuttavia inascoltato dai comunisti stessi e da ogni schieramento di sinistra e di destra. Oggi, le parti sociali non hanno ancora compreso che la riduzione del potere d’acquisto dei salari non è imputabile ai datori di lavoro o ai governi, ma alle banche centrali, perché solo queste hanno il potere di determinare arbitrariamente spinte inflazionistiche o deflazionistiche, costringendo gli imprenditori a cessare le attività produttive o ad accettare la flessibilità, adeguando costi e prezzi alle oscillazioni dei valori monetari che guidano la stessa globalizzazione dei mercati. In tal modo il principio cardine del regime contrattuale, che recita: “II contratto ha la forza di legge tra le parti” è rovesciato nel nuovo principio: “La legge ha forza di contratto tra le parti”. E la legge della moneta non la fa il datore di lavoro, né il governo, ma il padrone dei (nostri) soldi, vale a dire il governatore della banca centrale. (Quindi le contestazioni relative alla flessibilità, non avrebbero dovuto essere sollevate nei confronti dei datori di lavoro, ma nei confronti delle banche centrali, da governo, datori di lavoro e lavoratori, uniti sullo stesso fronte. Le rivendicazioni sindacali basate sul plusvalore sono ormai impossibili perché, con la globalizzazione dei mercati, viene meno la possibilità di un ragionevole affidamento sull’esistenza stessa del profitto. E ciò è confermato dalle imponenti crisi economiche, ad es., nel settore automobilistico).

 

- 22 luglio 1944: gli Stati del mondo disegnano un nuovo sistema monetario in un’anonima località americana, Bretton Woods. In questo nuovo sistema, tutte le monete erano convertibili nel dollaro e solo questo era convertibile in oro. Allo stesso tempo fu istituito il Fondo Monetario Internazionale (FMI), con lo scopo di venire in soccorso a quei paesi che non potevano sostenere la parità determinata a Bretton Woods tra le monete. Tali accordi ebbero principalmente tre conseguenze: lª) gli Stati Uniti cominciarono a stampare più dollari che giornali, dato che era la loro moneta a garantire l’equilibrio del sistema; 2ª) tutti gli Stati del mondo costituirono riserve per l’emissione di banconote utilizzando dollari, di cui c’era sul mercato finanziario una grande offerta (all’inizio degli anni Settanta, 1’80% delle riserve valutarie di tutti gli Stati mondiali erano costituite da dollari; 3ª) il FMI controllava le politiche economiche di tutti i paesi del mondo attraverso il ricatto della leva monetaria. Stati Uniti ed Inghilterra avevano contribuito con 1’80% di propri versamenti alla costituzione del FMI, e pertanto ne condizionavano l’attività in maniera determinante.

 

Il sistema resse senza particolari scossoni fino al 1970. Ogni tanto il FMI interveniva ad “aiutare” paesi in difficoltà col cambio della propria valuta, obbligandoli a politiche keynesiane per renderli più docili e sottomessi agli interessi delle potenze occidentali.

 

Il crac si ebbe quando i paesi aderenti all’OPEC, ovvero il cartello dominato dagli arabi dei paesi produttori di petrolio, decisero di aumentare considerevolmente il prezzo del barile (che quadruplicò in pochi mesi) e di rifiutare i pagamenti in dollari, pretendendo il pagamento in oro. I paesi dell’Occidente che, come accennato, avevano riserve in gran parte costituite da dollari, cercarono di cambiare questi dollari e farsi restituire l’oro che avrebbe dovuto essere custodito nei forzieri di Fort Knox, per poter fare fronte ai propri debiti. Ma gli americani non avevano oro a sufficienza, dato che già allora il totale del circolante era di gran lunga superiore all’oro esistente su tutta la terra. (Per dare l’idea della proporzione fra oro e valore monetario circolante, occorre considerare che le attuali riserve auree dei paesi del mondo non superano le 200.000 tonnellate. Eppure il corrispettivo in oro di tutte le banconote e gli equivalenti monetari che girano per il mondo ai prezzi correnti ammonta a un corrispettivo di 75.000.000 di tonnellate di oro. Non è uno scherzo: settantacinque milioni di tonnellate, che ovviamente non esistono... E questi dati sono solo del 1995!).

 

- 15 agosto 1971: Nixon annuncia perciò a Camp David la decisione di sospendere la convertibilità del dollaro in oro, e perciò l’abrogazione unilaterale degli accordi di Bretton Woods svincola il dollaro dalla convertibilità, cioè dal cambio, con l’oro. QUESTA DATA (AGOSTO 1971) COSTITUISCE UNA PIETRA MILIARE NELLA STORIA DEL DENARO: È IL MOMENTO CRUCIALE PER COMPRENDERE LA VERA NATURA DELLA MONETA. Da allora, infatti, il denaro è definitivamente svincolato da ogni relazione con l’oro. Da allora, i paesi hanno continuato a stampare denaro, fondandolo senza una base “solida”, cioè sul nulla.

 

SITUAZIONE ATTUALE (2015-16): la grande modifica effettuata, consistente nel fatto che chi emette moneta (senza limite e relativamente senza costi) se ne attribuisce la proprietà a titolo esclusivo, comporta un’occulta metastasi nel tessuto sociale, chiamata debito pubblico, che è conseguenza logica di questa gigantesca truffa: la banca emette moneta P RE S T A N D O L A. Prestare denaro è però una prerogativa del proprietario. La banca emittente è per legge dichiarata proprietaria del denaro all’atto dell’emissione. Ma se la banca emette denaro senza valore, come mai il denaro ha valore? Chi crea il valore monetario è il cittadino, cioè la comunità, attraverso il sudore della fronte, ed accettando la convenzione di tale moneta, che non ha altro riscontro se non la sua accettazione. Il sistema bancario invece se ne appropria, ed ha perciò conquistato, con la sovranità monetaria, una sovranità sovranazionale, cioè mondiale. Questo rovesciamento contabile ha realizzato un macroscopico indebitamento di tutti i popoli del mondo verso il sistema bancario: è il fenomeno delle società multinazionali, che conquistano tutti i mercati sbaragliando ogni concorrenza: 1) le multinazionali sono controllate dai medesimi gruppi che strumentalizzano il sistema monetario; 2) e di conseguenza hanno a disposizione, come le banche centrali, cioè senza costo e senza limite, tutto il denaro che vogliono (motivo per cui non è possibile nei loro confronti alcun tentativo concorrenziale da parte delle normali imprese commerciali; e da ciò deriva l’inutilità di codificare le cosiddette leggi antitrust, dato che il problema che sta a monte dovrebbe essere quello di sottrarre il dominio della moneta al sistema bancario, dominio consistente nel monopolio di emissione, concesso comunque dallo Stato alle banche).

 

PERCIÒ LO STRUMENTO MONETARIO, CHE DOVREBBE ESSERE STRUMENTO, APPUNTO, AL SERVIZIO DELLA COLLETTIVITÀ, IN EFFETTI È UNA MINACCIA ALLA LIBERTÀ DEL CITTADINO E DEI POPOLI. Il cosiddetto oro-carta (la cartamoneta) è stato accettato come fatto del tutto normale e ragionevole. Il suo valore è convenzionale, così come convenzionali sono il metro o il chilogrammo come unità di misura. Ma al valore convenzionale monetario è stato aggiunto qualcosa di più: il convincimento (erroneo) che esista un limite oggettivo all’emissione di moneta, e cioè che stampare moneta non sia gratuito (come invece è) perché tale stampa sarebbe condizionata dalla disponibilità di un bene reale e limitato: l’oro. In realtà, invece, la collettività da’ merce (che ha un costo) in cambio di cartamoneta, che costo non ha (se non quello tipografico): succede cioè che un valore convenzionale può concretizzarsi in un bene reale, oggetto di diritto di proprietà: la (carta)moneta. Tradizionalmente questo valore era però generato dal fatto che, ritenendosi il valore un “qualcosa” connesso alla materia, si riteneva di definire il valore monetario come “intrinseco” all’oro. E, una volta “inventata” la cartamoneta, si giustificava il suo valore sulla base della riserva aurea depositata in banca, Senonché questa costruzione venne a cadere dopo l’abolizione degli accordi di Bretton Woods decretata nel 1971. Quindi oggi la (carta)moneta ha la veste del “titolo di credito”, anche se tale non è: l’espressione riprodotta sulle vecchie banconote italiane era infatti quella tipica della cambiale al portatore sottoscritta dal Governatore della Banca Centrale (per es.: “Lire 100.000 pagabili a vista al portatore). Ma che la (carta)moneta sia una falsa cambiale generatrice di debito pubblico emerge dal fatto che, se si presenta la banconota, all’incasso, la banca non paga ed è autorizzata dalla legge a non pagare né con oro, né con altro valore (oltretutto la cambiale normale si estinguerebbe col pagamento, mentre la banconota continua a circolare, dopo ogni transazione, indefinitamente).

 

La strategia di dominazione dei mercati è basata sulla confusione, deliberatamente preordinata nella coscienza del cittadino, tra i due concetti di valore creditizio e valore convenzionale. La non consapevolezza della differenza fra valore convenzionale e valore creditizio permette a poche famiglie di furbi guerrafondai di dominare il mondo e schiavizzare il popolo esattamente come ai tempi di Iside e delle piramidi: spacciando sotto forma di titolo di credito il valore convenzionale, il sistema bancario consegue lo scopo di appropriarsi dei valori convenzionali prodotti dalla collettività, in quanto è chi accetta una convenzione che crea la convenzione stessa. Quindi è la collettività che, accettando la moneta come unità di misura e mezzo di pagamento, ne crea e ne conserva il valore (di conseguenza, ne dovrebbe detenere la proprietà). La banca invece, approfittando del fatto che l’emissione del titolo di credito (il cosiddetto “pagherò la cambiale”) è prerogativa del debitore, apparendo come debitore sulla banconota, ed arrogandosi il diritto di emettere il titolo di credito (la banconota), si è impadronita della proprietà della moneta. Con questo sistema riesce a trasformare un debito apparente in un arricchimento sostanziale, La scritta che compariva sulla banconota (per es.: “Lire 100.000 pagabili a vista al portatore”) stava a significare che, esibendo questo documento alla banca, la banca avrebbe dovuto corrispondere con l’equivalente merce (oro). Ma poiché ora (addirittura per legge) la banca non può convertire in oro i titoli monetari, la banca è autorizzata ad emettere questa cambiale (che è una falsa cambiale in quanto senza scadenza né responsabilità) con la “garanzia” di non pagarla. La banca realizza così un doppio lucro pari alla differenza tra valore nominale e costo tipografico della moneta - a cui aggiunge poi gli interessi sul “prestato” - e trasforma un proprio debito apparente, in un arricchimento sostanziale mediante un macroscopico rovesciamento contabile di cui nessuno si scandalizza - forse perché troppo evidente - e che le consente di appropriarsi di un valore che non ha nulla a che vedere col credito. Perché il credito si estingue col pagamento e la moneta invece continua a circolare.

 

Queste sono le vere ragioni che determinano ogni guerra, probabilmente per sostituire all’oro che manca, l’oro nero, il petrolio.

 

È tempo, dunque, che l’opinione pubblica si renda conto che chi crea il valore della moneta non è chi la stampa o la emette, ma chi l’accetta come mezzo di pagamento, cioè la collettività dei cittadini. La mancanza di questa consapevolezza fa sì che ad appropriarsi del valore monetario non siano i popoli, ma il sistema bancario internazionale, in virtù del monopolio culturale della categoria dei valori convenzionali.

 

Su queste premesse si può comprendere l’esatta portata della lettera spedita da uno dei Rothschild alla Ditta Kleimer, Morton e Vandergould di New York il 26 giugno 1863: “Pochi comprenderanno questo sistema, coloro che lo comprenderanno saranno occupati nello sfruttarlo, il pubblico forse non capirà mai che il sistema è contrario ai suoi interessi”.

 

Dai tempi di Copernico la concezione del mondo è mutata solo in senso eliocentrico, non riguardo al sistema monetario ed alle conseguenti imposizioni fiscali, che sono rimaste ancora quelle precedenti al copernicanesimo ed al cristianesimo. (Da questo punto di vista infatti la frase fatta “sono un onesto cittadino che paga le tasse” risulta conforme al cristianesimo solo se si stabiliscono chiaramente i concetti di “causa” e di “effetto”, altrimenti è un’affermazione assurda, in cui l’onestà non è altro che schiavitù, e significa in realtà “sono uno schiavo”. Infatti solo se fosse stabilito chi è il padrone del denaro si potrebbe “dare a Cesare ciò che è di Cesare”. Oggi invece non si sa assolutamente chi sia il proprietario del denaro in circolazione, in grado di prestarlo ai cittadini tramite emissioni monetarie e formazione di debito pubblico).

 

Questo sistema, in quanto basato sulla violazione dei più elementari diritti umani, sta assistendo al suo inevitabile crollo. D’altra parte va ricordato che la concezione copernicana fu considerata permessa dalla chiesa cattolica romana solo nel 1822 (Santo Uffizio dell’11 settembre 1822)! Forse che per la socializzazione della moneta (triarticolazione dell’organismo sociale, economia libera dallo Stato, cultura libera dallo Stato, minimo vitale non di provenienza statale, proprietà privata del portatore della moneta) si dovranno attendere tempi altrettanto lunghi, cioè fino a quando tutto ciò non sia riconosciuto non solo dalla chiesa ma dai partiti, dalla scienza ufficiale e dai media?

 

In ogni caso, se pensi che la gestione della moneta sia roba da banchieri, sappi che è proprio per questo pensiero sbagliato che ti hanno sempre gabbato. L’unica risposta al terrorismo, ISIS, conflitti, ecc., è la capacità di finirla col terrorismo di Stato che li genera. E per finirla bisogna conoscere l’errore, altrimenti ogni rimedio genera un nuovo errore all’infinito.

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10 novembre 2015 2 10 /11 /novembre /2015 12:44

BERGOGLIO UN RIVOLUZIONARIO? NO, È UN GATTOPARDIANO.
Bergoglio ha o non ha una visione chiara dei soldi delle DUE banche di sua proprietà (IOR e APSA)? O vuole fare profitti “per servire Dio” senza mai servire i poveri? Qual è il senso? (Fonte: “
SUI SOLDI BERGOGLIONI).

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24 settembre 2015 4 24 /09 /settembre /2015 17:55

 

Scandalo Volkswagen: il caso diventa mondiale perché mondiale è l’esigenza della triarticolazione sociale: lo scandalo Volkswagen dimostra l’esistenza di un palese conflitto di interessi fra Stato di diritto e mercato... (il mercato di Stato è infatti un controsenso dato dal compromesso fra logica giuridica e logica economica che, essendo essenzialmente del tutto differenti, non dovrebbero essere mescolate nel medesimo calderone del potere plenipotenziario statale).

Nel 70 a. C. si celebrò uno dei processi più clamorosi dell'intera storia della giurisprudenza. Gaio Verre, ex governatore della Sicilia dal 73 al 71, fu accusato dai siciliani di aver manovrato a suo piacimento il sistema degli appalti e la giustizia, di aver razziato opere d'arte e imposto tributi esorbitanti fino a ridurli in miseria...

Cos'è cambiato da allora? Nulla.

Oggi lo scandaloso conflitto di interessi dello Stato tedesco in merito alla Volkswagen testimonia alla grande che le cose sono rimaste esattamente come duemila anni fa, e che l'unico modo per eliminare il conflitto di interessi di Stato è l'eliminazione degli interessi. Infatti, l'unico interesse che può avere lo Stato di diritto, se è uno Stato di diritto, dovrebbe essere il diritto, non la moneta o la finanza o il monopolio dell'emissione dei soldi, o quanto possa essere immesso nel mercato.

Tutto quanto può essere immesso nel mercato non riguarda lo Stato ma l'Economia, cioè le associazioni di produttori e di consumatori privati, non pubblici. Ciò è ben spiegato nel libro "I punti essenziali della questione sociale" di Rudolf Steiner.

Autorità o potestà o signoria o monopolio, sono, e sempre saranno, monetaggio iniquo, cioè signoraggio, dunque saccheggio, guerre, e distruzione.

E continuerà così se non si arriverà alla consapevolezza INDIVIDUALE della TRIARTICOLAZIONE SOCIALE.

Siamo arrivati a capire che "Nel momento in cui si dichiara la guerra [...] le masse [...] si convincono che l'hanno voluta. Allora, con l'eccezione di pochi scontenti, iniziano ad essere soggette ad un regime, forzate, disarticolate in tutta la loro vita, e convertite in una fabbrica solida di distruzione [...] La guerra è la salute dello stato. Automaticamente pone in movimento, attraverso la società, quelle forze irresistibili di uniformità, di cooperazione appassionata col governo per esercitare coercizione sui gruppi minoritari e sugli individui che sono carenti di questo ampio senso del gregge..." (Randolph Bourne).

Ma non siamo arrivati a capire che SE LA SALUTE DELLO STATO SI CHIAMA GUERRA, CREPI LO STATO: perché non si tratta di uno Stato civile ma di uno stato animale, "inquadrato" in modo bestiale...

Lo Stato dev'essere il cuore dell'organismo sociale, non il nervo. Il nervo ha solo la funzione di rispecchiare il mondo esterno, non di muovere il mondo esterno. Non esistono i nervi motori... (Nel 1917, in un capitolo del libro "Enigmi dell’anima" Rudolf Steiner rese pubblica una delle sue più notevoli scoperte. Dopo trent’anni di ricerche giunse alla conclusione che dal sistema nervoso dipende soltanto la "rappresentazione" e che i nervi dosiddetti "motori" servono non a muovere il corpo, ma solo alla percezione della sua postura durante il moto determinato dall'io. Siostema nervoso, sistema respiratorio (cardio-circolatorio) e sistema metabolico, per quanto strettamente articolati, sono pure singolarmente indipendenti in quanto essenzialmente diversi. La concezione di questi tre sistemi organici autonomi aiutò poi Steiner ad occuparsi dell’organismo sociale articolato).

 

 

«Io incolperò Verre anche dei crimini che tu [pretore Cecilio - ndr] hai commesso senza Verre, perché era lui [governatore - ndr] ad avere la massima autorità...» ("Ego etiam quae tu sine Verre commisisti Verri crimini daturus sum, quod te non prohibuerit, cum summam ipse haberet potestatem...") (Cicerone, "Il processo a Verre", Ed. BUR, 2004, p. 96-7). COSA È CAMBIATO DA ALLORA? A cosa e a chi è servito il processo a Verre? A nulla e a nessuno. Oggi serve a me perché voglio evidenziare che da allora le cose sono cambiate ma in peggio. Infatti allora il problema era duplice. Oggi è triplice. Allora in Sicilia vi era la giurisdizione del pretore Quinto Cecilio e il governo del governatore Verre. Oggi siamo governati da tre forze governative: 1ª) quella del presidente del consiglio; 2ª) quella del governatore della banca d’Italia; e 3ª) quella del governatore della banca centrale europea. E tutti e tre questi “signori” fanno finta di lavorare per noi, in base all’economia politica o alla politica economica che, a guardar bene, sono due cose - politica ed economia - che non possono stare insieme. Perché se per l’economia è giusto distruggere gli agrumi per renderli rari (per rendere rara la merce, e quindi per alzare il prezzo), per il diritto non dovrebbe essere giusto: perché si muore di fame. Molti muoiono di fame e scappano dai loro territori perché muoiono per la guerra o per la fame… Cosa è cambiato da allora? Cosa cambierà da allora?

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7 agosto 2015 5 07 /08 /agosto /2015 17:49

Cari amici,

ho creato su Google+ la community “TRIARTICOLAZIONE SOCIALE” nella quale siete tutti invitati:

https://plus.google.com/u/0/communities/111241565530372383996

Un caro saluto!

Nereo

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20 giugno 2015 6 20 /06 /giugno /2015 16:49

Corpo del testo: «Questo papa, prima di improvvisarsi insegnante di economia e di attaccare e bastonare il potere delle banche, dovrebbe bastonare chi nel 1926 ha concesso loro tale potere attraverso il monopolio assoluto di emissione monetaria, cioè lo Stato. E quando parla di corruzione dovrebbe innanzitutto spiegare la questione Emanuela Orlandi, connessa a mafia e alle finanze del Vaticano col caso Calvi.


Risulta infatti evidente che secondo una dichiarazione del 2008 di Carlo Calvi, figlio del banchiere assassinato, il rapimento di Emanuela Orlandi fu un messaggio della mafia “teso a intimare al Vaticano il silenzio su certe questioni molto delicate, come quelle di natura finanziaria che hanno visto il coinvolgimento di banche, mafia, partiti politici. Queste oscure vicende risulteranno sempre legate alla nostra vicenda, alla morte di mio padre e alla fine dell’Ambrosiano” [Giovanni Bianconi, “Il figlio di Calvi: la Orlandi rapita per intimidire la Santa Sede”, “Corriere della Sera” del 26 giugno 2008 in Gianluigi Nuzzi, “Vaticano S.p.A.” Ed. Chiarelettere, Milano 2009].


“Ancora oggi però non si è sciolto un nodo fondamentale”, scrive Gianluigi Nuzzi, riferendosi al «legame tra la morte di Calvi e i soldi che lo stesso ha amministrato per conto di Cosa Nostra. Solo così si potrà accertare se il banchiere è stato ucciso perché avrebbe sottratto dei capitali alla mafia non onorando la parola presa: “Che la mafia vantasse crediti nei confronti di Calvi - interpreta il giudice Otello Lupacchini - è emerso in vari processi, come è un fatto che sia stato Paolo VI a mettere in contatto Sindona, Calvi e Gelli quando era ancora a Milano. Ma che Cosa Nostra abbia disposto l’omicidio di Calvi per il mancato recupero dei 2000 miliardi delle lire che aveva investito suscita perplessità […] L’altra ipotesi verosimile è che Cosa Nostra abbia fatto fuori Calvi nell’interesse di qualcun altro previa garanzia del pagamento del debito del banchiere» [dal colloquio del 21 gennaio 2009 di G. Nuzzi con Lupacchini, il magistrato che nel 1999 fece riesumare il cadavere di Calvi «durante le indagini sulla morte del banchiere e che ha condotto le più corpose inchieste sulla banda della Magliana, organizzazione che tra l’altro di recente emerge nell’inchiesta sulla scomparsa della Orlandi», “Vaticano S.p.A.”, op. cit.].


Anche nel libro “Il disubbidiente” di Francesco Pazienza, la questione Emanuela Orlandi risulta connessa con la P2 di Gelli nel 19° capitolo intitolato “Ali Agca e il terzo mistero di Fatima” [F. Pazienza, “Il disubbidiente. Pazienza parla”, Ed. Longanesi, Milano 1999, pp. 537, 539-540, 548-549].


Dunque, Bergoglio studi la storia del rapporto fra Stato e Chiesa e dica la verità sulla Orlandi se vuole davvero avere credibilità, ad imitazione del Gesù, della cui epicheia (epicheia significa equità ed è la politica del Cristo, consistente nel disobbedire alle leggi ritenute ingiuste) comunque non riesce a predicare, come del resto tutto il mondo cattolico, intercapedine di questo marcio Stato plenipotenziario ed arraffone» (Quotidiano piacentino LIBERTÀ del 20/06/2015).

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15 giugno 2015 1 15 /06 /giugno /2015 10:00

Confondere l’idea di spirito libero con l’idea di libertà di pensiero è tipico dell’uomo dozzinale o di chi predica ed assolutizza fin dalle scuole dell’obbligo la “coercizione evolutiva” come cosa buona e giusta. Lo spirito libero non è per nulla lo spirito di chi rivendica la libertà di pensiero o di opinione. Quest’ultima è ovviamente sacrosanta ma è insufficiente per lo spirito libero, dato che sarebbe come se un detenuto rivendicasse la libertà di muoversi a suo piacimento all’interno del carcere. Per sapere cos’è uno spirito libero occorre distinguere fra “libertà di pensiero” e “liberazione del pensiero”, o meglio, fra l’essere liberi pensatori ed essere pensatori liberi dai sensi. Chi nella vita ordinaria non riesce a staccare il pensiero dai sensi e dal cervello (se non dormendo) si comporta come se qualcuno gli abbia incollato gli occhi al binocolo con cui guarda il mondo e, non riuscendo più a staccare gli occhi dal binocolo, fa avverare il detto “col binocolo” usato come negazione: “col binocolo che guardo il mondo!”, per dire “non sto per nulla guardando il mondo!”.
Come mai la miopia e l’astigmatismo non ci impediscono di vedere bene i sogni? Li vediamo bene perché non li vediamo con gli occhi. Ciò significa che il vedere è ALTRO dagli occhi e che NON sono gli occhi a vedere, ma siamo noi a vedere attraverso gli occhi, e che possiamo perciò utilizzarli o non utilizzarli (come nel caso appunto dei sogni).
Come dunque il vedere è ALTRO dagli occhi che lo veicolano, così il pensare è ALTRO dal cervello che lo riflette.
Lo spirito libero dai sensi non è una “supercazzola filosofica” come crede l’uomo dozzinale predicatore della coercizione come cosa buona e giusta, ma qualcosa che esige lavoro interiore, giudizio critico e non la sua rimozione (che è la malattia dell’uomo d’oggi): “Per comprendere che il vedere è altro dagli occhi ci basta sognare; per comprendere che il pensare è altro dal cervello, non possiamo invece usufruire di nulla che ci sia dato, come il sogno, dalla natura. Il microscopio o il telescopio ci sono forse dati dalla natura? No, ci sono dati dal lavoro dell’uomo. Ebbene, anche il pensiero immaginativo, ossia il primo livello di pensiero indipendente dal cervello, deve esserci dato dal lavoro dell’uomo su se stesso” (Lucio Russo, “Amor, che ne la mente mi ragiona. Uno studio de La filosofia della libertà di Rudolf Steiner (2013)”, pag. 140-141).
Certamente ognuno ha la propria opinione su qualsiasi cosa. Però parificare la “libertà di opinione” dell’uomo dozzinale alla “libertà dai sensi” dello spirito libero, è come parificare l’uguaglianza degli uomini con la ghigliottina.

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Presentazione

  • : Blog di creativefreedom
  • : Musicista, scrittore, studioso di ebraico e dell'opera omnia di Rudolf Steiner dal 1970 ca., in particolare de "La filosofia della Libertà" e "I punti essenziali della questione sociale" l'autore di questo blog si occupa prevalentemente della divulgazione dell'idea della triarticolazione sociale. http://digilander.libero.it/VNereo/
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